
Turi 14 febbraio 2009
Oggi , S Valentino è festa per gli innamorati che si scambiano doni e, molti, consumano la serata insieme, in un ristorante, in una pista da ballo, al cinema, in centro benessere…
Ma come “vivevano” questo giorno i fidanzati molto tempo fa?
Rivolgo questa domanda a Di Lauro Domenico classe 1914 e Catalano Ippolita (Poldina) classe 1921, insieme dal 1942; lui mi accoglie con simpatia e benevolenza, offrendomi subito un bicchiere del suo vino rosso che riscalda il mio corpo infreddolito da una temperatura che precede una nevicata, mentre lei mi invita ad accomodarmi davanti al camino acceso.
Domenico, memoria lucida, mi racconta subito che ai suoi tempi non esisteva la festa di S Valentino. Ha pensato sempre al lavoro; devoto di S Oronzo è confratello della congrega stessa dal 1927; cantava (in latino)nelle celebrazioni religiose più importanti; in queste occasioni metteva alla prova le sue doti canore.
D: Come vi siete conosciuti? il vostro fidanzamento?
R: la mia vita con Poldina iniziò con un piccolo bacio rubato in campagna sulle scale tra le chiome di un albero d’olivo durante l’inverno del ‘36. Lei, quindicenne, mi incantò e da allora giurai al mio cuore che sarà il mio amore per tutta la vita.
Poldina viveva con i genitori, 3 sorelle ed un fratello in via forno D’Addante; Domenico uno di otto figli, lavorava per la famiglia Elefante. Erano tempi allora che ci si preoccupava solo di lavorare e che la ragazza si poteva amava da lontano, furtivamente, con bigliettini d’amore. Era difficile entrare in casa dell’amata, per parlarle o per vederla un attimo; il padre Vincenzo, severo come tutti i padri d’allora, non permetteva che ciò avvenisse, prima di un fidanzamento ufficiale.
Domenico, nel ’37, viene chiamato al servizio di leva e, dopo aver salutato tutti i suoi parenti ed amici, volle manifestare pubblicamente il suo amore; chiamò Peppino Menelao, barbiere suonatore di violino, e Francesco Mallardi chitarrista e a mezzanotte organizzò una serenata sotto la casa dell’amata e cantò, appassionatamente, “Scrivimi”(parole di Frati-Raimondo e musicata da L. Tajoli).
Poldina commenta che lei, a letto con le sorelle già dalle 8 di sera, durante la serenata non si mosse e la mattina, tuttavia, fu redarguita dal padre per la “sceneggiata” del suo innamorato.
Questa canzone Domenico vuol cantarla nella trasmissione televisiva “la Corrida”di Corrado ed ora di G Scotti; ha fatto i provini e sta pazientemente aspettando; è sempre innamorato della sua Poldina e vuole dichiararle ancora pubblicamente questo amore.
Mi racconta Domenico che nel ’41 fu richiamato e partì per l’ Albania, dove fu tradotto con la sua compagnia di artiglieria con il compito di segnalatore con bandierine; lì conobbe Vincenzo Bolognini, un furiere, che lo aiutò nei momenti difficili. Pidocchi, malattie e forte resistenza del nemico fiaccarono le truppe italiane. Vincenzo dopo la guerra è stato segretario della Scuola Media di Putignano.
Poldina, nel frattempo, si allontana dal camino per tornare con un piatto di paste fatte da lei e una bottiglia di rosolio di limone.
Aspettai il ’42, continua Domenico, ed approfittai di una circolare del Ministero della Guerra , che offriva la possibilità di una licenza premio di un mese per i militari che decidessero di sposarsi, per stare finalmente insieme. Il viaggio di nozze lo fecero a Roma
Luciano Tajoli è stato
uno dei grandi interpreti della canzone italiana, morto nel 1996 nella casa di Merate (Lecco), a due anni vittima della poliomielite, fu con Beniamino Gigli e Tito Schipa un autentico mattatore del melodramma.
Vince un Festival con Al di là, nel 1961; inizia a cantare verso i tredici anni e a venti è già un affermato professionista. Subito dopo la guerra interpreta diversi film e da autentico giramondo diventa presto l’idolo degli italiani che hanno dovuto cercare in terre straniere un’occupazione per sfuggire alla fame e alla mancanza di lavoro in Patria. Del suo vasto repertorio si possono citare: Terra straniera, Perdonami, Scrivimi, Balocchi e profumi, Sole pioggia e vento, Spazzacamino, Lo stornello del marinaio, Serenata serena.
Scrivimi (parole di Frati-Raimondo e musicata da L. Tajoli).
Quando tu sei partita
Mi hai donato una rosa
Oggi è triste e sfiorita
Come questo mio cuor.
L’ho bagnato di pianto
per ridarle la vita
Ma il tuo cuore soltanto
La può far rifiorir.
Amore scrivimi
Non tenermi più in pena
Una frase, un rigo appena
Calmeranno il mio dolor.
Sarà forse l’addio
Che vuoi dar al cuore mio
Scrivimi
Non lasciarmi così
