Scenografia di una Migrazione

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  Aperta per un mese,  si è chiusa la XXIII Rassegna Internazionale del Presepe nell’Arte e nella Tradizione al Palazzo Granafei – Nervegna a Brindisi.

 Con questa edizione la direzione artistica è passata all’UNESCO,   il  Comune di Brindisi, grazie all’interessamento della sua presidente, prof.ssa Clori Ostillio Palazzo, che ha anche fondato il Club UNESCO,   si è affermato, da quest’anno, capitale culturale Europea e Porto di Pace come  Benedetto XVI la denominò nel 2008 . Risultato di una grandiosa  sinergia tra politica e cultura.

             Ricordo che nella XXI edizione Pina Catino  coordinò enti, istituzioni culturali e amministrazioni come quella di Bari, Turi e Sammichele ;  proprio la “nostra” fotoreporter, ha presentato in tale contesto brindisino l’ultimo libro “Misteri dell’Antichità”, guadagnandosi un encomio  insieme con  l’Ass. “il Poliedro eventi artistici”.

Nel  cuore pulsante del Centro storico brindisino, tracce dell’insediamento romano sono comparse col recente restauro  del palazzo Nervegna e del Teatro Verdi, l’unico teatro in Europa “sospeso”, costruito cioè su insediamenti romani visitabili.

La mostra dei Presepi ha permesso di valorizzare  anche le tracce dell’antico splendore della città romana. Milioni di turisti hanno anche visitato le sale espositive dedicate alle opere figurative del primo novecento  europeo e apprezzato  il linguaggio artistico di chi ha interpretato “La Natività nelle Culture del Mondo”. Una sezione è stata dedicata ai Presepi di Cracovia, davvero suggestivi; papa Giovanni Paolo II amava questo tipo di Presepio e nel suo appartamento privato non mancava mai di esporlo in occasione del Natale.

Da citare c’è anche la magnifica interpretazione della poesia  di San Francesco da parte di Leonardo Petraroli, ceramista di Grottaglie.

Tra i migliori presepisti europei il turese Giacomo Miale, invitato a cimentarsi, ancora una volta, sul tema “Puglia e Presepi, tra vecchio e nuovo”.

Mino  ha allestito con Francesca Savino uno spazio scenograficamente irreprensibile anche per il messaggio: un asino in primo piano,  assemblato con ben sette pezzi secchi di ciliegio, in prospettiva la Sacra Famiglia sempre scolpita in ciliegio;  l’asino selvatico era  considerato dai Giudei una bestia consacrabile.

Il Presepio stesso non ha data precisa di nascita, ma si è formato attraverso un insieme di usi, costumi, tradizioni, processioni, addobbi, quadri nelle chiese e sacre rappresentazioni. S.Francesco a Greggio nel 1223 non fece  un Presepio, ma una Sacra rappresentazione.  San Francesco rievocò la Nascita divina non con oggetti, ma con persone in carne ed ossa.

            L’interesse devozionale verso il mistero della Nascita motiva il sorgere di tale tipo di rappresentazione che diventa la ricostruzione scenica di un paesaggio che è lo spazio di migrazione della Sacra famiglia tra le terre bagnate dal Mediterraneo; la fonte di acqua zampillante è simbolo di Vita eterna.

            Consegnatoci come esempio primordiale attinente alla Migrazione, quel  peregrinare della Sacra famiglia verso terre di accoglienza riflette il territorio mediterraneo, scenograficamente realizzato con l’uso di canapa, paglia, iuta e legno naturale: radici di ciliegio soprattutto.

Così i nostri contadini della  Terra di Bari allestivano il Presepio, manipolando la materia del loro lavoro: la pietra (delle parieti a secco),  il ceppo degli alberi (che veniva bruciato per Natale nel camino casalingo), la preziosa acqua e l’immancabile siepe di macchia mediterranea (cresce spontaneamente sui muretti a secco) denominata nell’idioma  contadino “albero di bosco” perché segno di una “terra tetra” mai dimenticata .

L’asinello, sacro mezzo di trasporto altresì primordiale, è ancora nella stalla di Betlemme;  la Sacra famiglia è intenta a rifocillarsi con acqua sorgiva, purificandosi prima di affrontare il faticoso viaggio emigratorio verso terre di accoglienza. Un tema, questo , raccapricciante perché facilmente rapportabile ai giorni nostri ; la Storia di Gesù di Nazaret nella nostra terra di Puglia, felice approdo per l’ accoglienza umana; terra, la Puglia, in cui convivono da sempre cristiani, arabi e musulmani senza contrapposizioni.

                        In questo ambito ecumenico, Pina Catino con le maioliche della Grotta di Sant’Oronzo non poteva certo sfuggire ai visitatori. Molti i visitatori che si sono soffermati sullo spazio riservato a lei e a Miale, che mi ha rilasciato una sua riflessione in merito:

Al culto di Sant’Oronzo  si è voluta affidare  una testimonianza di altissimo (sicuramente singolare) valore ecumenico che solo due studiosi della simbologia sacra come l’architetto Schettini e la fotoreporter Pina Catino  sono riusciti a valorizzare.

Già soprintendente ai Beni Culturali e architettonici pugliesi l’architetto turese ha diretto importanti restauri di chiese romanico-pugliesi e di importantissime chiese ortodosse come la barese S. Giovanni Crisostomo e altre;  un viaggio nella  Grecia ellenica, tra monasteri ortodossi o tra le moschee della   Turchia, ad Istanbul dove, a parer mio, la sua progettualità nel carro trionfale  ha forse trovato una soluzione da  tramandare ai posteri:  il Minber (una specie di pulpito) in Santa Sofia a Istanbul dà l’idea di un carro trionfale senza ruote.

Turi è nota, così,  anche a Brindisi,  oltre che ad Andria, Bisceglie,  Barletta, Conversano, Sammichele, Ugento  e  ad Istambul;  basta navigare su Internet;  grazie anche al libro della Catino, che ha pensato anche di tradurlo in quattro lingue;  il libro che parla delle maioliche di Turi, della grotta di S. Oronzo; il nostro paesino, conosciuto per Gramsci, per le percoche e ciliege, oggi trova collocazione in percorsi di turismo culturale. Saremo capaci di mettere a frutto questo patrimonio; cosa potremmo offrire a quanti sono interessati alla storia del nostro paese ?

            Il Parco culturale protetto, comunale, su Sant’Oronzo è stato  annunciato,  ma non basta. Non si devono sottovalutare i Beni culturali e gli studi  di cui  si deve arricchire la  biblioteca cittadina turese.

Perché artisti di Turi devono rivolgersi altrove per acquisire competenze attraverso Piani Operativi Nazionali,  per acquisire  conoscenze, riscoperte di Storia delle tradizioni popolari pugliesi e visionare filmati girati in Puglia patrocinati dal Ministero delle attività culturali?

Le leggi ci sono per valorizzare i nostri “tesori” e per dirottare verso Turi un flusso culturale.  Un turista non deve venire a Turi solo  per la Grotta di Sant’Oronzo, ma deve trovare qualcuno che  illustri  il significato intrinseco di quelle maioliche, calandolo nella scenografia architettonica, culturale della città.

Quando Pina Catino, come altri,  parla della Madonna di Terrarossa, opera di Stefano da Putignano, gli storici dell’arte rimangono entusiasti, ma poi?

I cittadini oggi  sono più sensibili alle tematiche culturali; essi manifestano sempre di più partecipazione ad iniziative ed  incontri culturali  ( molti turesi erano presenti  a Sammichele per la presentazione del libro di Ettore Carafa).

            Un premio Turi 1974 all’artista Patrizio Massaro  dev’essere sostenuto da  tracce, testimonianze ed opere del benemerito concittadino.

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