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Salvatore Francesco, classe 1927, lo trovo, la mattina del 30 maggio in occasione del motogiro, seduto presso la sezione combattenti in via XX Settembre con Giovanni “u pappagalle”; il suo viso simpatico disposto a conversare mi incuriosisce; gli rivolgo alcune domande a cui mi risponde subito dicendo che è un emigrato e viene da Sidney Australia e che ora è in vacanza a Turi con sua moglie fino alla festa di S. Oronzo; lui, partito dal porto di Bari nel 1952, con un contratto del governo australiano come operaio dell’industria foreste, per un periodo di due anni, si stabilì definitivamente a Sidney; era emigrato in compagnia di altri 4 turesi, tra cui Salvatore Maiuro e Tonino Ventrella per raggiungere l’Australia dopo 41 giorni di navigazione. portava con sè la voglia di riscatto, era un contadino senza reddito, ma anche un cuore pieno di desideri proprio di un giovane ventenne; era innamorata di una ragazza, sarta presso la famiglia De Pascale, ma non aveva coraggio di chiederle la mano perché allora non era possibile che un contadino sposasse na “artiere” . Arrivato in Australia, però, ne parla
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attraversando i paesi di Conversano, Polignano, Triggianello, Castellana G. e Putignano. Tra gli iscritti provenienti dall’interland di Turi, anche un ottantenne arzillo pilota di Vespa 125 matricolata nel 1963, Fania Francesco di Martina Franca. Sotto la supervisione discreta del Presidente Raffaele Valentini noto gioielliere di Turi, la partenza da via XX Settembre a Turi ha avuto la conclusione presso la masseria Procida sulla strada Turi-Castellana per il pranzo. Più di 130 moto , la maggior parte Harley Davidson, e con più di 200 partecipanti, dopo un breakfast presso alcuni bars turesi, sono sfilati su via maggior Orlandi verso Conversano; un lieve incidente sulla discesa di S Angelo faceva fermare la carovana che riprendeva la marcia sotto un cielo grigio e umidiccio che dopo Conversano si manifestava con una pioggiorellina che ha accompagnato i moto runners fino a Polignano. Una fortuna sfacciata mi ha permesso di seguire il tour in sella ad una HD 1450 del 2006 full equipaggiata guidata da Nicola Addante, un simpatico giovanotto che opera nella Ditta Horeca Service, specializzata nella fornitura per la ristorazione professionale e catering.
Il percorso si concludeva presso la Masseria Procida con aperitivi, pranzo all’aperto ciliege, cherry nettare liquoroso ottenuto da un mix di primitivo robusto e succo di ciliege; una estrazione di orologi Harley-Davidson e gioielli Chance omaggiavano i più fortunati dei presenti.
In un momento particolare per l’economia locale, nazionale e mondiale, la parola risparmio viene a vari livelli invocata da molti e diventa necessaria per sopravvivere ad eventi critici.
L’UBI, unione banche italiane apre le sue sedi ai ragazzi per un gioco virtuale e reale, attivando sul sito on line un piccolo club, un Clubino, in formato cartoon e a percorso didattico, per far divertire i piccoli navigatori a muoversi nel mondo della banca.
La finalità, rivolta ai ragazzi dell’età scolare, è quella di informarli sul valore economico-sociale del risparmio e di suscitare col gioco ad apprezzarne l’utilità, complici naturalmente i genitori e parenti.
La filiale di Turi, banca Carime, guidata da Vito De Russis, ha attivato il Direttore didattico di Turi, prof. E. Tardi per una giornata dimostrativa tesa all’educazione al risparmio e alla conoscenza del funzionamento di una banca.
L’iniziativa avrà il primo incontro Venerdì 28 maggio presso la Scuola Elementare di via De Donato Giannini, in prospettiva della Giornata Nazionale del Risparmio del 31 Ottobre.
“u sparagne iè mienze guadagne”
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Quello d’u seggère, ossia l’artigiano che riparava e creava i fondi delle sedie, era un mestiere faticoso, poco remunerativo, che richiedeva pazienza certosina e tanta precisione. Nato dalla necessità di non buttare via nessuna suppellettile domestica, u’sggèr trovava giusta collocazione durante i periodi di guerra e dopoguerra, quando il tempo era scandito solo dal sorgere e dal tramontare del sole.
Poco più che ragazzino, Antonio Ventrella (classe 1933) impara quest’arte.
Antonio, perché ha dovuto imparare a costruire i fondi delle sedie?
“Prima, non è comm’à mù. Prima i nostri genitori erano più severi e obbligavano i loro figli a lavorare fin da bambini, insegnandoli tanti mestieri. E poi mio padre, V’tucc Sk’tijdd, ha insegnato a me e ai miei fratelli a fare tante cose, come per esempio
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