AL RINTOCCO DELLE CAMPANE DEL SEDILE

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disegno dello scultore Aprile Andrea

disegno dello scultore leccese Aprile Andrea

STORIA dell’antico edificio del ‘Sedile’ di TURI

di Stefano de Carolis

                        Il palazzo del ‘seggio’, o ‘sedile’, era un edificio ubicato all’interno delle mura cittadine, che gestiva i vari aspetti della vita di un paese; era il cuore pulsante delle questioni politiche ed amministrative di una comunità. Nel sedile, gli eletti erano, solitamente, appartenenti a classi agiate, di origine nobile o borghese, i quali coadiuvavano il feudatario nell’amministrazione del paese. La convocazione all’assemblea avveniva al suono delle campane poste sulla sommità dell’edificio.

Tra le varie vicissitudini, l’operato dei ‘sedili’ si estinse intorno al XIX° sec. per poi trasfondersi nel moderno Municipio, sotto la spinta della presenza napoleonica in Italia. Il termine ‘sedile’, tuttavia, sopravvisse ancora per molto tempo, come identificativo convenzionale, soprattutto, di una funzione riconosciuta, ereditata da secoli passati. Il feudatario di Turi nel XVII° sec.,  era il Barone Francesco Moles “Francesco Moles Barone di Turi, ceppo di tal famiglia che gode nobiltà nel seggio di “Porta Nuova” de la città di Napoli, successione da padri a figli del Capitan di cavalli e Cavalier Spagnolo, Don Francesco Moles che comprò questa terra di Turi da Guttier Nave nel 1545”

planimetria Sedile 1/1000Il palazzo del ‘Sedile’ turese era ubicato nell’attuale piazza Gonnelli. L’antico edificio era parte integrante di un’antica torre  con un orologio meccanico, alla cui sommità era posto un architettonico campanile a vela con due ca
mpane, una piccola ed una grande.

Sulla facciata dell’edificio, sicuramente, era collocato lo stemma in pietra scolpita, con l’effige dell’araldica del Comune. Il ‘sedile’ era un importante simbolo di governo per tutta la città, centrale anche nella sua collocazione urbanistica.

Il ‘regolatore dell’antico orologio’, nel 1862, risulta il turese Luigi Schettini, per questa sua incombenza, il comune gli corrispondeva una cifra annua di 12 lire.

Di questo importante ‘monumento architettonico’ del passato, oggi, nel nostro paese, rimane la sola testimonianza dell’elemento architettonico, ‘il campanile a vela’, demolito unitamente alla torre nel 1904 e successivamente collocato sulla chiesa di Santa Chiara; il suo campanile originario, sul finire dell’800, aveva subito un crollo, a seguito di una esplosione.

Giuseppe PignataroDallo studio delle carte, emerge che il 7 gennaio 1905 il turese Pignataro Giuseppe, presidente della Congregazione della “Pia Associazione dei Trapassati” o “della Morte”, fa richiesta scritta all’Amministrazione Comunale di Turi e scrive: “pregiami manifestare alle SS.LL. il vivo desiderio di questa associazione di allogare al campanile della chiesa di San Rocco, la piccola campana del vecchio orologio. Avanzo perciò domanda alle S.V. accioché ne vogliano disporre la cessione.”

Segue un’altra istanza formale del 10 marzo 1905, in cui Luigi Cardone, barbiere di Turi,

Cardone  Luigi

scrive: “….in qualità di priore della congregazione di Sant’ Oronzo, domanda alle S.V. che le sia concessa la campana del vecchio orologio, per adibirsi al campanile della chiesa di Sant’Oronzo presso il cimitero..”

il 13 Aprile 1905, la Giunta Comunale di Turi, presieduta dal Sindaco Giuseppe Elefante si riunisce in seduta straordinaria, nell’attuale Municipio, e, all’unanimità, delibera che vengano cedute “gratuitamente” le campane del vecchio orologio del Sedile: quella piccola per l’uso della Chiesa di San Rocco, e quella grande per la chiesa di Sant’ Oronzo.

Nella stessa delibera, il Sindaco Elefante ricorda che, con atto consiliare del 24 novembre 1904, erano state già approvate le modifiche al progetto dell’ex convento di Santa Chiara, tra cui la demolizione del ???????????????????????????????campanile del vecchio orologio, perché cadente; la parte meccanica e i relativi accessori rimasero depositati presso il Comune.

Delle due campane dell’antico orologio, a tutt’oggi, rimane solo quella grande, posizionata nella vela del Cappellone di Sant’Oronzo, presso il Cimitero; essa riporta incisa l’anno di fusione: A.D 1773.

La campana più piccola, ceduta a San Rocco, molto probabilmente, fu rifusa nel 1905.

1 Comment

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  1. Mino Miale  •  Giu 9, 2014 @12:58

    E’ bello verificare come la Storia riesce sempre a manifestarsi, stavolta sulla PIETRA e sul bronzo delle campane; grazie Stefano la meticolosa ricostruzione operata anche in questo caso testimonia una metodologia ricostruttiva che sarebbe andata persa per sempre… come il Sedile dei nobili… di Turi. Ora siamo sicuri che anche Turi ha avuto il suo ed era di pregio inestimabile, prima si sapeva solo dell’ esistenza di Via Sedile solo come strada di collegamento tra il Palazzo comunale e il Palazzo marchesale o meglio Baronale .

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