Ricerca storica effettuata dal Cav.Stefano De Carolis di quanto avvenuto nel Comune di Turi nel 1921 e gli interventi delle autorità dell’epoca – dal Corriere di Puglia e Lucania (http://www.corrierepl.it/) Prefazione di Raffaele Valentini, Direttore Responsabile de “Il PAESE” di Turi E’ davvero singolare trovare nella storia di un piccolo paese del sud, la testimonianza di una cooperativa di consumi, di una cooperativa di lavoratori che insieme cercano non solo di difendersi dai processi economici in atto ma, soprattutto, di socializzare difficoltà comuni di vita quotidiana. Gente che cerca di partecipare da protagonista, con senso di solidarietà, allo sviluppo dell’economia e della ricchezza. Una crescita sempre più evidente, anche se ancora lenta, dati i tempi, già cominciata a partire dalla prima rivoluzione industriale in tutta Europa. La cooperativa di Turi, si muove sin dal 1908, con un comizio pubblico in Piazza del Sedile, strettamente sorvegliato dai Reali Carabinieri che ovunque cercano di tenere sotto controllo le spinte socialiste attive in ogni angolo d’Italia. Spinte ritenute eversive dal nuovo Stato unitario. La vita della cooperativa turese, poi, passando per gli anni turbolenti del primo dopoguerra, si intreccia inesorabilmente con l’avvento del fascismo sino al terribile attentato terroristico del 1921. Una esplosione che farà saltare in aria i locali in pietra della cooperativa “La combattente”, dell’antica farmacia del Sedile, dello stesso antico edificio del Sedile, della facciata del vecchio edificio scolastico, e del’ex convento delle clarisse, cambiando tutto l’assetto di quel largo. Perché è da quell’attentato che si determina il disegno attuale delle nuova Piazza Gonnelli. Anche se, nella memoria collettiva dei più anziani, non c’è traccia di tale racconto. Perché, molto probabilmente, i tempi durissimi del fascismo avevano imposto il silenzio persino alla memoria di ogni turese, vietando che venisse tramandato per non evidenziare responsabilità. Nelle carte, comunque, i documenti parlano senza paure alcune, grazie al grande lavoro di ricerca di Stefano de Carolis, che con molta tenacia e passione, ha scovato il percorso e le dinamiche di una storia sepolta. Un racconto inedito offerto a tutti, per meglio inquadrare l’atmosfera di quegli anni, non dimentichiamo nemmeno che nel 1919 il Municipio viene letteralmente assalito da una folla di braccianti inferociti, contadini, in gran parte reduci della Prima Guerra Mondiale, in chiara difficoltà esistenziale. Un episodio violento, riportato in prima pagina dall’UNITA’ del 4 settembre del 1919, con la firma prestigiosa di Gaetano Salvemini. Nel primo semestre del 1921 i fascisti conducevano quasi impunemente la loro offensiva contro le organizzazioni “rosse” e “socialiste”, influenzando notevolmente i risultati della consultazione elettorale del 15 Maggio dello stesso anno. Nel 1921, durante una seduta alla Camera dei Deputati, l’On. Giacomo Matteotti dice: “…molti sindaci di piccoli paesi sono stati costretti all’esilio. Un Sindaco galantuomo rientrato, fu accerchiato nella sua casa dalle bande armate, il comandante dei carabinieri andò a dirgli che, per tranquillità sua, andasse via da casa sua e dal suo paese…….”; “Se per caso i carabinieri si sognano qualche volta di compiere il proprio dovere, come è avvenuto all’appuntato che difese dall’assalto dei fascisti i poveri fiori di un trucidato, quell’appuntato è stato immediatamente traslocato il giorno dopo, d’ordine dei fascisti……” . [Alcune dichiarazioni rese durante la Seduta della Camera dei Deputati del 9 Marzo 1921]. Nel 1921 Matteotti pubblica una famosa “Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia”, in cui si denunciano, per la prima volta, le violenze delle squadre d’azione fasciste durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921. In una seduta parlamentare dichiara apertamente: “Le squadre d’azione pubblicano i loro bollettini di guerra per le strade; le bande si aggirano armate di bastoni con la divisa della morte, con revolver, moschetti, bombe e benzina pronti ad esercitare in ogni momento di giorno o di notte, insomma delle associazioni a delinquere, bande di tipo militare, è inevitabile che il potere sia in mano non alla legge, ma ad una associazione terroristica….”. [Seduta Camera dei Deputati 29.11.1921]. Nel primo semestre del ’21 si ebbe un tumultuoso sviluppo della violenza squadrista anche dalle nostre parti. È doveroso ricordare che nel Settembre 1921, a Mola di Bari, venne assassinato il parlamentare socialista Giuseppe Di Vagno di Conversano. E la notte del 8 Febbraio 1921, appena dieci minuti dopo la mezzanotte, l’intera cittadinanza del Comune di Turi, “fu destata ed atterrita dal rombo di due formidabili scoppi che provenivano dal centro storico”. Terrore alla nitroglicerina: Sventrato l’edificio del Sedile di Turi nella notte tra 8 e 9 Febbraio 1921 Sono passati 10 minuti dopo la mezzanotte, il Sindaco Raffaele Orlandi, chiamato da casa (La Rotonda), raggiunse immediatamente il luogo dell’esplosione nel largo del Sedile e trovò dinnanzi a sé un vero disastro. Tutti gli accessi al vecchio edificio scolastico, compreso l’antico edificio del Sedile, i locali dell’antica farmacia, e le vicine abitazioni, erano crollate a seguito di “due formidabili scoppi”. Seriamente danneggiati risultavano anche i locali della Cooperativa di Consumo “La combattente”, ormai in fiamme, con un incendio che andava sempre più minacciando al peggio. Immediatamente, senza rendersi conto del grave ed imminente pericolo, il Sindaco Orlandi, unitamente ad altri concittadini lì accorsi, si introdussero all’interno dei locali devastati per portare fuori, fusti di petrolio, di idrocarburo di calcio, e altri prodotti agricoli ivi depositati, scongiurando che l’incendio assumesse altre dimensioni. I soccorritori, notate le gravi lesioni sui muri e sulle volte in pietra, pensarono bene di desistere da ogni ulteriore tentativo e una volta usciti dai locali devastati, solo dopo qualche minuto, l’intera facciata del vecchio edificio scolastico (ex convento delle Clarisse), crollò spaventosamente. Nel disastro, fortunatamente, non si ebbe nessuna perdita di vite umane. Con il Sindaco, sul luogo del disastro, erano presenti il Tenente di marina Vincenzo Giorgiolè, l’assessore alla Pubblica Istruzione Dott. Rocco Verrelli, l’ex Appuntato dei Carabinieri Reali Donato Mellone, il maggiore medico Vincenzo Orlandi, l’Avv. Antonio Gonnelli, i Sig.ri Cassotta Vincenzo, Colapinto Antonio, Zita Francesco, Spinelli Maria, Moschetti Vito e Francesco Fiore. Il 09 Febbraio giunse a Turi, l’ingegnere capo del Genio Civile, il dott. Giulio Manganella, unitamente a vari tecnici. Lo stesso dopo i rilievi tecnici, accertò che la causa del vile attentato si doveva ricercare nella forza “formidabile” di un esplosivo di “altissima potenzialità”. L’ingegnere stabilì che le esplosioni e il successivo incendio non potevano provenire dai locali della cooperativa di consumo, in quanto nella stessa non vi erano materiali infiammabili, ad eccezione di un quantitativo di petrolio e di idrocarburo di calcio, integralmente tirati fuori dai primi soccorritori. Inoltre Manganella impartì alcune diposizioni, affinchè non ci fossero ulteriori danni ai vicini fabbricati, ordinando di puntellare le case dei Sig.ri Cassotta Vincenzo e Di noia. Dispose inoltre l’evacuazione delle abitazioni dei Sig.ri Campanella (attuale abitazione Violante), Di Pinto, Iacovelli Antonio (attuale ristorante) e Giannatelli. Inoltre Diede ordine di procedere alle necessarie demolizioni di porzioni di muro maggiormente danneggiate, tutto osservando le dovute cautele. Alle ore 14.00 dell’8 Febbraio, arriva sul luogo del disastro un commissario di Pubblica Sicurezza, accompagnato da un tenente dei Carabinieri Reali, i quali non ritennero opportuno interagire con il Sindaco, ma decisero di espletare le indagini del caso, per conto proprio. Il 16 Febbraio, con la nota n.460, il Prefetto di Bari ordina al Sindaco tutte le disposizioni da seguire, impedendo al pubblico di avvicinarsi ai luoghi interessati al crollo. (lettera al Prefetto del Sindaco Orlandi) TURI – Intanto, il Sindaco Orlandi continua le sue indagini e redige a sua firma una misteriosa lettera indirizzata al Prefetto: “Questa notte fu compiuta in questo Comune uno dei più audaci attentati che fa pensare all’opera di qualche delinquente famigerato. Col mezzo di formidabili esplosivi hanno distrutto gran parte dell’edificio scolastico con evidente e principale scopo di distruggere la cooperativa. Ieri col treno che parte da Carbonara a questa città, alle ore 13 fu notato di scendere alla stazione di Sammichele un temibile pregiudicato di codesto Comune, riconosciuto quale sorvegliato speciale, dal cancelliere di questa Pretura il quale non ricorda il nome, ma saprebbe riconoscerlo ed affermare che si tratta di un fornaio abbastanza noto in codesto comune, dell’età di circa 28 anni bruno elegante e con baffi all’insù. Si prega la S.V. di far esaminare l’agente latore della presente, nell’identificazione del pregiudicato in parola per sottoporlo ad un preventivo interrogatorio da cui possiamo acquisire qualche indizio dal fatto esposto innanzi”. Inoltre, il Sindaco nomina il perito fisico-chimico, Prof. Tommaso Curatolo (titolare della Cattedra di Fisica e Chimica dell’Università di Bari) e dopo aver effettuato il sopralluogo, nella sua relazione tecnica scrive: “In omaggio al di lei invito ho visitato i locali della Cooperativa sita in Turi, ho notato gravi danni arrecati dalle esplosioni ed incendio avvenuti giorni fa, enormi i danni prodotti dalle esplosioni, relativamente lievi quelle dell’incendio. Porte, portoni, finestre divelte e in gran parte frantumate; sconnesse finanche interi muri, scardinati le giunture tra un muro e l’altro; in una stanza sollevati alcune parti della volta di alcuni centimetri. E pensare che muri e volte sono comunemente spessi e costruiti da materiale pesante quale pietrisco……..Or quale può essere la causa di si tanto danno? Ho visitato sia da spettatore che da perito a parecchi danni arrecati da formidabili esplosioni, di solfuro di Carbonio (OSS. MAZZURANA ANGELI di Bari), dei bidoni di benzina ultimamente al deposito della G.V. in Bari, di gas, di acetilene ecc. ma mai sono stati di tale entita’, tutti di gran lunga minori, specie agli immobili e alle pareti degli edifici……… una potenza esplosiva da poter provocare si ingenti danni non può appartenere che agli attuali, cosidetti, alti esplosivi a base di nitro toluene o per lo meno nitroglicerina. Però se questi fossero contenuti in bombe e simili, dovrebbero rinvenirsi le schegge, ma anche se tale rivestimento metallico, i cosi detti tubi di dinamite, che comunemente possono essere bruciati senza alcun danno. In condizioni speciali esplodono producendo quelli immani disastri noti a tutti e di cui il caso della “cooperativa combattenti di Turi e’ un esempio validissimo. Ed è precisamente di questo parere il mio, che cioè il disastro sia stato cagionato dalla esplosione di tubi di gelatina ad alto potenziale. L’Amministrazione Comunale, delibera il costo della perizia di lire 100, da corrispondere al Prof. Tommaso Curatolo, domiciliato a Bari in via Nicolai 66. Il presunto depistaggio TURI – Il 22 Febbraio 1921 Raffaele Orlandi scrive al Prefetto di Bari, un’altra emblematica e misteriosa relazione, avente in oggetto “relazione commissario Gianni”, il Commissario di Pubblica Sicurezza venuto a Turi unitamente al Ten. dei Carabinieri Reali, per espletare le indagini sull’attentato. Il Sindaco scrive: “nei riguardi di quanto V.S. riferì ieri ad una commissione di cittadini di questo comune, trovo necessario e doveroso di descrivere in modo preciso ed assoluto le false asserzioni del commissario Gianni, relative al mio presunto rifiuto a lui opposto di sottoscrivere un verbale o un documento giustificativo, col quale si fosse preso atto di alcune circostanze da me fatte rilevare al detto funzionario, in merito al disastro della Cooperativa. Sta invece che il predetto Commissario Gianni sin dal primo momento in cui giunse sul posto, si appartò da me con evidente scopo di insinuare una falsa spiegazione del doloroso accaduto, in aperto contrasto del convincimento pubblico e di quanto è stato in seguito accertato dal giudizio di molti. Nessuna spiegazione so darmi che possa giustificare il contegno del Commissario Gianni, il quale evidentemente ha avuto di mira il conseguimento di un piano prestabilito e determinato. A Seguito del disastro molte famiglie turesi rimasero senza abitazione e per risolvere questa improvvisa crisi d’alloggi, il Prefetto mandò a Turi il Commissario Prefettizio “per emergenza alloggi”, Avv. Mauro Domenico Boccassini, per risolvere tale crisi. La parcella corrisposta sarà di lire 1011.50, come deliberato dalla giunta Comunale il 15 Giugno 1921. Per quanto riguarda le fumose indagini condotte dagli inquirenti, nonostante la determinazione e la tenacia del nostro Sindaco, gli attentatori e i mandanti del vile attentato, rimarranno tutti impuniti. Il Consiglio Comunale di Turi, in seduta di consiglio, con delibera del 13 Febbraio 1921, con voti unanimi delibera: “…fà voti alle Autorità superiori, perché vogliano ridare tranquillità e pace all’intera cittadinanza, mercè opera di funzionari più solerti e scrupolosi nell’adempimento del loro dovere”. Dopo i primi sconcertanti momenti dell’attentato, si pensa subito alla ricostruzione dell’edificio, per ridare le scuole alla cittadinanza di Turi. Il 13 agosto 1921 la giunta comunale, con Sindaco Raffaele Orlandi, delibera il progetto: “ricostruzione dell’edificio scolastico crollato in parte nel febbraio u.s. a seguito dello scoppio ad alta potenzialità, dovuto al barbarico attentato….”. Inoltre la giunta, delibera la spesa di lire 171.500, e il contratto di un mutuo “di favore” con la Cassa Depositi e Prestiti dello stesso importo, estinguibili in 50 anni, inoltre si autorizza il Sindaco a rilasciare le relative delegazioni sulla sovrimposta Comunale inerenti i terreni e le abitazioni dei turesi. La misteriosa e dimenticata storia del “vile attentato terroristico” e la successiva ricostruzione dell’edificio scolastico, sarà contornata da varie dinamiche e dopo lo studio delle carte, è emerso un epilogo poco felice.
