Guglielmo De Donato … medico condotto

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A Turi, sulla facciata prospiciente del 1 piano dell’abitazione in via Magg. Orlandi angolo via Martinelli, vi è una lapide, dai caratteri sbiaditi e  che porta in alto un medaglione di bronzo molto ossidato raffigurante un uomo altero incorniciato da foglie di alloro: quel volto appartiene a  De Donato di Pietro (medico di Polignano, oratore della Società segreta “Nuova Sparta”) e Angela Zita , sposato con Teresa Caracciolo (1831-1911), morto il 27 aprile 1898 all’età di 77 anni. La lapide è opera dello scultore Michele Accolti di Conversano.

L’Amministrazione pose quella lapide, l’anno dopo la sua morte,  per gratitudine ed ricordare ai posteri   la sua azione di medico condotto; un comitato, presieduto da Giovanni Torchiarulo,  il dott. veterinario Domenico  Resta di Raffaele e Lorizio Giovanni A.

L’epigrafe fu dettata da suo nipote, prof. Pietro De Donato Giannini:

Perché la gratitudine

duri con gl’ indimenticati benefizii

per mezzo secolo

partecipati dai cittadini di Turi

Questi Raccomandano al riverente amore dei posteri

la cara memoria

di

Guglielmo de Donato

che all’ alto valore nella scienza e nell’ arte medica ,

aggiunse

fervido amore di libertà in tempi difficili

abnegazione e disinteresse

virtù in ogni tempo rarissime

nato il 26 nov. 1820

morto in questa casa il 27 aprile del 1898.

Interessante la lettura del discorso che lo stesso professore tenne e del quale si conserva traccia presso l’archivio del dott. Guglielmo Cisternino che risiede a Genova.  Il discorso riporta un affresco della società turese di allora.

Guglielmo De Donato fu medico condotto dal 1862 fino alla morte.

Il Consiglio comunale di Turi anni prima ed esattamente il 18 maggio 1891,   a seduta segreta in sessione ordinaria di primavera,  aveva emanato la delibera consiliare  con oggetto: conferma a medici condotti a vita Guglielmo De Donato  e Aurelio Cisternino, entrambi  dipendenti in periodo di prova.

Dei 20 consiglieri eletti, erano presenti 13 oltre il Sindaco Franchini Alfredo

Turchiarulo Giovanni, proprietario del mulino a largo pozzi, Mancini Giuseppe (cons. anziano della seduta), Totire Gregorio(nipote di G De Donato), Palmisano Lonardo  (garibaldino nato il 1835), Iacobellis Vincenzo, Lazazzera Vito (flebotomista/infermiere) , Pugliese Vitantonio (nonno del sacerdote), Bruno Domenico, nonno dell’attuale Minguccio, Coppi Domenicoantonio (u lecce), Capone Giuseppe, Frisone Tommaso , De Donato  Giannini Pietro, che si allontana dall’aula.

Testo integrale

Segretario verbalizzante A. Caporizzi

Il Presidente ricorda che con deliberato 18 marzo 1986 n. 12 venivano confermati nella condotta medica cerusica i Signori De Donato Guglielmo e Cisternino Aurelio per anni cinque dal 1 gennaio 1887 al 31 Dicembre 1891 con lo stipendio a persona di annue L 1.300 passibili di ricchezza mobile e con tutte le altre condizioni  inserite nella capitolazione del 19 febbraio 1879 … in detta capitolazione è detto che allo spirare del termine il Comune dovrà deliberare sulla conferma o meno per periodo avvenire, per cui si chiama ora il Consiglio a deliberare di tale conferma. Però è d’uopo tener presente la disposizione della legge 22 dic 1888 n. 9849 sulla Sanità Pubblica, in cui all’art. 16 è detto che i medici condotti dopo 3 anni acquistano carattere di stabilità ad il triennio per i medici in attività di servizio decorre dalla promulgazione della legge. Mettendo in armonia le disposizioni risultanti dalla convenzione con quelle della Legge sulla SP, ne risulta che ora debbasi dal Consiglio stabilire della conferma o meno dei medici condotti, già perché ciò per farlo almeno prima dello spirare della convenzione e già perché i detti sanitari col finire del corrente anno, espletando il triennio di prova, hanno diritto alla conferma  a vita, dando alla loro nomina il carattere di stabilità voluta dalla legge.

A proposito di Guglielmo De Donato , il Consiglio avrebbe proposto il puro collocamento a riposo , avendo tanti e magnanimi requisiti per conseguirlo. Egli medico condotto dal gennaio 1862, ha fornito sempre la sua nobile missione con affezione, sapere ed abnegazione,esponendo la sua persona nelle varie epidemie non curando che la salute degli altri. Ha visto di giovani medici disertare presi dal panico nelle epidemie, ma egli è rimasto sempre sulla breccia affrontando tutti i pericoli. Ricorda (il Presidente ndr)  l’opera da lui prestata sul verno del 1890, quando  il paese intero affetto da influenza è stato curato solo da lui, che solo ebbe a trovarsi per infermità dell’altro medico condotto. E così con questa costante abnegazione sul disimpegno del mandato affidatogli è arrivato  a 70 anni, circondato dalla riconoscenza di tutti, e sarebbe stato un giusto e  meritato guiderdone quello di assicurare a tale benemerito sanitario il resto della sua esistenza concedergli la pensione, ma non potendogli ciò fare, propone che il Consiglio faccia quello che può, sia con riconfermarlo a vita, che esprimendogli  i sentimenti da cui è nutrito  sul compiere quest’atto di dovere, affinché il Signor De Donato ne tenga conto pel resto  della sua nobile carriera.

A Riguardo del signor Cisternino il Presidente dice che non ha voluto posporlo, parlando del Sig. De Donato sul modo come innanzi già espresso. Egli è venuto nella condotta molto tempo dopo del Sig. De Donato, ma tiene pure a dichiarare che durante  il non breve periodo di esercizio che conta da 1874, ha espletato il mandato con tanta solerzia, sapere magnanimità ed abnegazione da meritare tutti i riguardi del  Consiglio, il quale non sarebbe che un atto di giustizia, ben meritata il confermarlo pure a vita.

Esperita la discussione generale da tutti si è approvato tutto quanto è stato detto dal Presidente a riguardo. Pei Medici condotti si esprime l’idea di voler migliorata, nel confermarli, la loro posizione finanziaria.

Il cons. Torchiaruli (proprietario del palazzo vicino a S Domenico, ora dei Cozzolongo;  ndr)  dice che i medici condotti si sono sempre prestati alla cura degli infermi nell’ospedale ricovero di cui egli è presidente e desidererebbe che il Consiglio tenga presente questo atto di volontaria e spontanea assistenza dei medici dell’ospedale, perché avessero un attestato di ricompensa, mercè l’aumento dell’attuale loro stipendio. Si dispensa a riguardo, ritenendosi da tutti doversi tener presente nella conferma dei medici condotti l’opera che volontariamente prestano all’ospedale Ricovero e volendosi affermare dal consiglio intero, la riconoscenza del Comune, sia per tale servizio che per tutto quanto si riferisce alla condotta medica cerusica, di comune accordo si stabilisce di aumentare lo stipendio a L. 1.600 per uno, passibile di ricchezza mobile. E quindi chiamata la votazione per appello nominale sulla misura dello stipendio a corrispondere dal 1892 all’unanimità è rimasto deliberato di L 1.600. Chiamata poi la votazione segreta per la riconferma o meno dei medici De Donato e Cisternino dal 1 Gennaio 1892 ed espletata due distinte votazioni con tutte le formalità di legge, hanno dato il seguente risultato:

votanti 12 maggioranza 7

De Donato Guglielmo     voti affermativi alla conferma n. 12

Cisternino Aurelio                          idem                     n. 12

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Note del prof. Pietro De Donato Giannini:

La illustre Casa d’ Eramo ora rammentata dal nome dato ad una viuzza che dalla maggiore via di San Giovanni va, dopo poco, a riuscire nel largo omonimo, si estinse alla metà del secolo passato, in Giuseppe d’ Eramo, che non può né deve essere interamente uscito dalla memoria de’ miei contemporanei.

La Signora Angela Zita, mia nonna paterna, e donna, per chi la conobbe, di nobilissimo animo e di soavi costumi – Anche la famiglia cui ella appartenne si estinse su gli ultimi anni’ del secolo passato e quasi ad un tempo con la Signora Teresa e con due  fra­telli Giacomo e Luigi.

Mario, il maggiore di essi e padre mio adorato, morì negli ultimi-giorni dell’ Agosto r898: Domenico, il secondo, nell’ottobre del r863, e Guglielmo, ultimo, nell’ Aprile del 1898. La sorella che ebbe nome Marianna, e fu la prima, morì quasi in fasce .

Tommaso Martinelli, notaio di fama e uomo liberale e cospi­ratore dei più convinti. Furono suoi contemporanei Tito, Pietro e Michele Caracciolo e, più giovine assai di loro, Vincenzo Orlandi di Antonio che nella storia di Turi ha pagine memorabili. Uomo di tempra antica e Carbonaro de più vecchi, e dirò anche de’ più o­stinati fu Michele De Bellis, al quale più tardi si dovette se l’altro esimio patriota Francesco Curzio, turese e dei Mille di Marsala, po­tette scampare dalle persecuzioni del Governo Borbonico rifugiandosi audacemente in Trieste, come da me -sarà raccontato prossimamente.

Giacomo Zita (a cui si deve il restauro della Madonna di Terrarossa nella prima Cappella a sx della Collegiata di Turi-ndr) fu dottore’ in medicina, di coltura modesta, ma di bontà veramente antica. Dopo il ritorno della spedizione napole­onica dalla Russia, e alla quale egli prese parte al comando di Gioacchino Murat, si stabilì a Napoli e vi rimase per parecchi anni, meritando l’affetto e la stima di uomini insigni del tempo, come di un Lucarelli, professore in quella Università, del Raffaelli e del Nicolini, famosi giureconsulti, del geografo Ferdinando De Luca, del grande botanico Tenore e del nosologo illustre Vincenzo Lanza, Poco dopo del 1849 si stabilì a Trani dove poi stette per un bel pezzo, e giovandosi delle amicizie con parecchi magistrati, fra i quali va ricordato  il buon Monticelli, le fece valere più tardi a benefizio de’ suoi amici imputati politici per i fatti della Dieta di Bari del 1848. e più specialmente di Vincenzo Orlandi, suo concittadino. E, con esempio raro a quei giorni di terrore e di viltà memorabili, non si tenne dal visitarli quotidianamente nelle loro prigioni ed anche dopo .le turpi condanne, Ne imitava il difficile esempio il giovine e ardente avvocato Gaetano  Re David, al quale ora e con tutta l’anima man­do l’augurio di lunga vigoria, ultra vires sortemque senectae. Anche allo Zita non mancò, più tardi, problemi; per sospetti nati da una sua lettera ad un amico venuta nelle mani della Polizia, fu tenuto prigione per due mesi, prima a Conversano e poi nel Castello dl Bari, dove rammenta assai felicemente di averlo vi­sitato commosso l’autore di questo scritto. Ma i tempi erano oramai maturi alle giuste vendette, le paure’ ne’ governanti erano manifesto indizio della loro debolezza, E però fu assai facile cavarsela col solo scintillio di gemme su le quali in una festa da ballo assai avida­mente si fermò con la vista e col desiderio una signora che; piena­mente accontentata, trovò modo perché fossero cessate le molestie del  povero vecchio col sospirato ritorno in famiglia – Di Giacomo Zita si hanno a stampa due opuscoli d’indole polemica, ma farra­ginosi un bel poco, e, in risposta ad altri due, assai pretensioni e sconclusionati di un Dottor Soria di Gioia del Colle – Un suo bel­lissimo ritratto miniato finemente su avorio e un quaderno di ap­punti su letture da lui fatte in tempi diversi sono ora presso di me.

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la delibera fu scritta dall’emanuense impiegato  Vito Lenato.

 

  1. Franchini aveva Guglielmo Cisternino come medico di famiglia; è sepolto nel suo gentilizio, ora della fam. Gasparro, nella zona monumentale. Franchini abitava nel palazzo in via dell’orologio ora via Magg. Orlandi, acquistato poi dal dott. Alfredo Cisternino ed infine dal genero barese di Antonio Zita, dopo una grossa vincita al lotto. Franchini è noto ai turesi anziani per  il detto popolare: statte Franchine a Naple ca la fattore fèsce i carte rosse.
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