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Guglielmo De Donato … medico condotto

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A Turi, sulla facciata prospiciente del 1 piano dell’abitazione in via Magg. Orlandi angolo via Martinelli, vi è una lapide, dai caratteri sbiaditi e  che porta in alto un medaglione di bronzo molto ossidato raffigurante un uomo altero incorniciato da foglie di alloro: quel volto appartiene a  De Donato di Pietro (medico di Polignano, oratore della Società segreta “Nuova Sparta”) e Angela Zita , sposato con Teresa Caracciolo (1831-1911), morto il 27 aprile 1898 all’età di 77 anni. La lapide è opera dello scultore Michele Accolti di Conversano.

L’Amministrazione pose quella lapide, l’anno dopo la sua morte,  per gratitudine ed ricordare ai posteri   la sua azione di medico condotto; un comitato, presieduto da Giovanni Torchiarulo,  il dott. veterinario Domenico  Resta di Raffaele e Lorizio Giovanni A.

L’epigrafe fu dettata da suo nipote, prof. Pietro De Donato Giannini:

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Babbi Natale dei moturi in giro con i bambini

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Anche quest’anno l’Ass. “I moturi” ha radunato davanti alla sede comunale molte moto guidate da babbi natale che si sono prestati per portare gioia ai bambini e ai genitori, che hanno concesso ai figli di sedere su i centauri ed effettuare un giro aggrappati ai motociclisti in costume.

Due elfi e topolini si sono dedicati ai piccoli e grandi per una posa fotografica o per offrire dolcetti.

Una giornata solare, si può dire primaverile, ha fatto da splendida cornice all’iniziativa, che ha visto un pubblico numeroso e predisposto ad occasioni natalizie.

buonefeste2018

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in onore di Stefanino Rossi

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nella bottega di StefaninoOggi Stefanino Rossi ha abbandonato il suo giardino incantato per visitare ” l’Eden dell’Eterno”.

Appartenente ad una famiglia di edili, costruttori e scalpellini, riposa nel mausoleo funebre, che lui stesso aveva scolpito.

Stefano, figlio di Domenico, era nato nel 1930; trascorreva gran parte del suo tempo nella sua bottega in via tenente Notarnicola a Turi.

Per molti anni della sua vita ha diretto  una impresa di restauro di monumenti commissionati dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici; alla figlia Angela ha consegnato il testimone per ritirarsi nella sua bottega  e dedicarsi alla scultura.

In questo laboratorio imbiancato, angusto per le tante opere realizzate,   lui coltivava la sua passione che ha cercato di inculcarla in alcuni giovani desiderosi di apprendere l’arte della scultura.

Quando qualche volta lo incontravo nel suo “giardino incantato” era felice  di farmi ammirare le sue creature; mi parlava di quei volti,  della materia da cui li aveva partoriti.  Se mi fermavo a guardare un volto di donna con i “capelli crespi rossicci“, lui, subito, mi spiegava la sua storia – è una pietra del Brasile, utilizzata per abbellire i giardini;  ho scavato nella pietra, “frullato”  il ricavato, impastato in un calco e, dopo averlo lavorato, ho riposizionato nell’incavo- diceva.     Un’opera di chirurgia plastica.

Un campionario di volti affollavano tutto lo spazio; pietre tagliate per lunghezza appese ad un tubolare in sequenza su di un ballatoio che  l’autore percuoteva, facendole vibrare come lamelle di xilofono.

Stefanino, volle creare una Fondazione  con lo scopo di inaugurare a Turi un museo della pietra e insegnare  le tecniche di lavorazione. Ha insegnato scultura presso l’Università della terza età di Turi.

copertina-rossi

Incoraggiato da amici incominciò a mostrare a tutti alcune sue opere presso il chiostro delle clarisse e in piazza marchesale e nella splendida cornice del castello federiciano di Gioia del Colle, dove presentò il suo primo catalogo “la voce della Pietra” edito dalla tipografia Vito Radio.

“la pietra è eterna, ma ha bisogno di noi, del nostro amore perc esprimere bellezza, sfidare il tempo, divenire testimonianza…” (Stefano Rossi)

Il suo amore per il bello ha contagiato le sue figlie e nipoti. Ad esse e alla moglie Isa va il nostro mesto pensiero e il cordoglio.

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Liceali d’oro

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Rispettando un rito consolidato, sostenuto dalla volontà di rivedersi, alcuni amici, licenziati il 1965 presso il Liceo Classico di Putignano, si sono incontrati al Ristorante “al Pozzo” di Castellana Grotte per trascorrere una serata insieme e festeggiare 50 anni di storia.

Piero, Gigi C.,Luca, Gigi T., Roberto, Maria, Umberto, Nino, Gianni, Donato, Franco, Cesare, Tonia, Nico, Paolo, Pasquale, Rocco ed io si sono scambiati alcune domande hanno ricordato qualcosa del passato consumando gli antipasti della casa.

Promotore ed organizzatore l’inossidabile Nico Manghisi il quale ha ravvivato l’incontro con la presentazione e lettura di un copione di esilaranti dialoghi di cui i presenti erano attori sul campo.

A me è toccata di rispondere alla domanda: Che cos’è l’eco ?

  • Semplice, l’eco è l’unica cosa al mondo che può impedire a mia moglie l’ultima parola !

Qual’è l’uccello che vola più in alto?

  • quello dell’astronauta, certamente.

Un pezzo di torta, un autoscatto per ricordo e poi …un abbraccio ed un arrivederci, stavolta, al prossimo anno.

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Turi cimitero colerosi – ricerche storiche

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cimitero colera

Con l’aiuto della responsabile dell’archivio storico, Maria De Tomaso, proveniente dal CRSEC-Puglia, ho voluto conoscere documenti inerenti la realizzazione del campo Santo a Turi ed approfondire la tempistica e le modalità d’intervento durante il periodo 1835-1854 relativo al fenomeno infettivo del colera, che ha portato alla costruzione del cimitero dei colerosi.

Turi conserva ancora il cimitero dei colerosi. Sul cancello di accesso si legge un’epigrafe:

IN QUESTO LOCO

A’ MORTI DI COLERA

 FUNESTA RICORDANZA

PER SUPERIORE COMANDAMENTO

FURON DATI GLI ESTREMI OFFICI DI SEPOLTURA.

O VOI CHE PASSATE

PREGATE DAL SIGNORE A TUTTI LORO

LA VITA DEI BEATI.

L’AN­NO 1837

 il 2 novembre, l’ Arci­confraternita del Purgatorio  cantava decenni fa il «Libera me Domine» e pregava per tutti quegli infelici.

La realizzazione del  campo Santo o cimitero nasceva in seguito

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