La “Fondazione” Cavallo di G. Bruno
Il 29 luglio 1645, con beneplacito dell’Ecc. Pietro Paolo Bonsi Vescovo di Conversano, delegato pontificio, fu preso possesso della « Casa di Turi e della Chiesa di S. Domenico» a mezzo di scrittura rogata da D. Giovanni Paone, notaro apostolico; in detta Casa si stabilirono i Padri Scolopi.
Ma come ciò accadeva? Necessariamente occorre riferirsi a due documenti essenziali, quali la scrittura suddetta e il testamento di notar Santo Cavallo di Turi, redatto da notar Antonio Patrono, di Casamassima, il 12 settembre 1644.
Il testamento mostra un uomo piissimo, veramente pensoso di costituire, con le opere un viatico per la vita eterna. Dopo aver ampiamente chiesto perdono a Dio, per qualche infedeltà e peccato, il testatore « di sua spontanea volontà e non coatto; di suo ordine fa scrivere il suo ultimo testamento, chiuso et sigillato in quella miglior forma che dalle leggi vien permesso».
Dopo aver disposto di voler essere seppellito nella chiesa di S. Giovanni Battista dei Padri Riformati di Turi, e propriamente nella cappella del S. Rosario, in quella sepoltura eretta da suo padre Giovan Antonio Cavallo; e disposto l’assegnazione di beni ai nipoti, figli delle sorelle Margherita e Crescenza; e precisato i fondi per maritaggi per zitelle povere, il testatore dettò la sua volontà per quanto si attiene alla « Fondazione» della Religione delle Scuole Pie in Turi «sua patria, a beneficio, jure legati, lasciò alcuni beni stabili, ed annue entrate, alle quali si unÌ l’assegnazione della moglie Beatrice Aromata, il 25 ottobre 1644, «irrevocabiliter inter vivos ». Tale donazione fu confermata da detta Beatrice il 26 maggio 1645, nel suo testamento per mano di notar Giovanni Stefano Sigismondo
Giova conoscere il preciso dettato del fondatore, che agiva in modo veramente provvido e singolare, per il fine a cui mirava. «Avendo eretto da fondamenta una casa di abitazione di diversi membri, sale, camere con lamie di sopra, con cortiglio coverto e scoverto, cisterna d’acqua, giardino contiguo a detta casa, quale sta isolata, esposta fora « la porta vecchia » di detta Terra, giusta la strada che da questa porta a Putignano, da sotto le mura. Detta abitazione con tutti i suoi membri vada, dopo la mia morte ai Padri chiamati della Madre di Dio delle Scuole Pie, che debbono servire ad assistere, insegnare et addottrinare alla fede cattolica i figli di detta Terra et altri di fuori di Turi, quelli che vorranno venire ad imparare le virtù che sogliano detti Padri insegnare nelle loro scuole, avendovi in Turi molti che per la loro povertà non hanno imparato la dottrina cristiana, et il demonio ha luogo nella loro ignoranza. Però spero da questo zelo del servizio di Dio, al quale ho volto detta casa per Monastero dei detti Padri, acciò Dio benedetto sia maggiormente glorificato con i loro boni esempi et somme virtù et con i loro esercizi spirituali et divini uffici et altre opere sante, et essi figliuoli si allevino al servizio di Dio nostro, dal quale ho ricevuto ogni bene e gratia et in particolare questa santa ispirazione, pregando che abbia misericordia di me vilissimo et iniquo peccatore» (4).
Un moto sinceramente spirituale è a fondamento della decisione del notar Santo Cavallo. Erano tempi in cui, anche a Turi, si pensava all’anima innalzando altari, fondando cappellanie e legati, come degne opere di riparazione e di salvezza. A ciò si provvedeva da anni, ma tali fondazioni non miravano a manifestare un’ispirazione di cristiano amore per il bene comune, come i coniugi Cavallo volevano e).
Essi dovevano conoscere l’opera degli Scolopi, il fine delle loro scuole, quando decisero di dar vita all’istituzione mediante la quale pensavano di sollevare dallo stato d’ignoranza e d’inferiorità sociale i figli dei concittadini più miseri. Un atto di così elevato intendimento, può essere spiegato in una concreta situazione; pertanto due interrogativi si pongono a chi voglia stabilire i fatti che possono aver determinato la donazione Cavallo; avvenimento che doveva rendere memorabile con i benefattori l’opera che essi affidavano all’apostolato dei figli del Calasanzio, e doveva diventare esempio valido a suscitare lo zelo di altri cittadini.
La missione dei Padri delle Scuole Pie ebbe inizio per la convenzione del 2Q luglio, con gli eredi Cavallo e nel possesso della precisa volontà del testatore, indicata ai capi 15 e 16 del testamento (6).
In forza della convenzione, stabilendo la loro dimora in Turi, dettero vita all’istituzione, per la quale erano chiamati; intanto assumevano il possesso « di quel poco che per l’amore di Dio, il testatore lasciava».
Alle particolari disposizioni atte a garentire la vita dei Padri Scolopi, il Cavallo uni quella che derivava dalla convinzione « che alle cose buone il demonio suoI mettere difficoltà, come può succedere ponesse zizannia alla venuta di detti Padri, per impedire questa opera santa; tanto più intendano i miei eredi che non sapranno prevalersi et aggiustare questa mia disposizione ».
Le preoccupazioni del testatore, nel proposito di facilitare la esistenza dell’istituzione, dalla quale sperava la rigenerazione sociale del popolo, sono degne di rilievo (8).
Il lascito di notar Cavallo fu confortato dal consenso della moglie Beatrice Aromata. La stessa, nella sua ultima volontà, con atto rogato da notar Sigismondo, disponeva a favore dei Padri Scolopi l’assegnazione di grano, olio e vino (9).
Lascio un mulino che ho in Turi, con il peso di pagare annui ducati 4 e grana 9 alla Università di Turi; lo lascio con tre mule ».
Stabiliva inoltre che tutto lasciava, perchè «voglio che i detti Padri delle Scuole Pie, habbiano ad entrare et essere padroni dopo la mia morte » ….. «voglio che detta casa et mobili venissero inventariati da detti eredi con intervento del sindaco di Turi e del rev. Arciprete, del P. Guardiano e Vicario dei Riformati, che in quel tempo si troveranno, ai quali prego vogliamo mirare che il tutto si trovi e vada per servitio dei Padri della Madre di Dio; quale l’abitazione e mobili con tutti i legati lasciati si debbono tenere ad usufruttuare da detti miei eredi per il tempo che detti Padri avranno a venire, venuti consigneranno ogni cosa a detti Padri, ancorchè minuta ».
Il fatto di aver dato rilievo a quanto era stato disposto dai coniugi Cavallo – con precisa intelligenza delle necessità del mondo al quale appartenevano, e delle motivazioni che acuivano il loro desiderio di vedere presto realizzata l’istituzione delle Scuole Pie – ci induce a considerare che due ragioni dovevano assillare la volontà dei signori Cavallo: l’una suscitata dalle condizioni della vita in Turi, in quel tempo, derivanti dalla situazione politica e sociale anteriore al 600; l’altra promossa dalla importanza assunta dalle Scuole Pie, opera del Calasanzio.
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(3) ASB: Atti notarili, a. 1645, Fas. 3752, 71, 75. (4) ASB: Atti noto a. 1644, Fas. 3426, 98, 99.
(5) ASB: Catasto Onciario-Turi: 533, 560, 563, 572, 615, riporta legato S. Lorenzo, istituito da Lorenzo Salamandra nel 1568; legato pio, fondato dal can. Stefano Spinelli nel 1604; legato S. Maria di Terrarossa, fondato da Francesco Cavallo nel 1631; legato pio, fondato da Rosa D’Erano nel 1642. Altri legati risultano istituiti nel 1750 sotto i titoli della Concezione dal can. Agostino Gonnelli. Nel 1781 si riscontrano i legati di Crescenza Giannini, can. Logrillo, Bartolomeo Marino, Angelo Gisso, Antonio Villacane, Martino d’Otranto, Petruzzo d’Elena, can. Logrillo junior. Le cappellanie del 1619, fondata dal barone Moles sotto il titolo di S. Cosmo e Damiano, altre del Carmine, del Purgatorio, di S. Marco, di S. Vito. della SS. Annunziata, di S. Francesco.
I canonici Antonio e Valeriano Caracciolo e D. Arcangelo Menelao istituirono rispettivamente 5 maritaggi ciascuno, per ducati 10 a beneficio di zitelle povere.
(6) ASB: Att. noto doc. cit.: ….. «E non avendovi da me finito la chiesa, sacrestia, coro et oratorio, voglio che detti miei eredi finiscano quella conforme al disegno et dopo finito le lamie et il coro, abbiano a far il quadro all’altare maggiore, dove faranno dipingere la Madre di Dio e alla parte destra il Santissimo, alla banda sinistra S. Antonio di Padova, miei cari protettori, et intestare la chiesa, Chiesa di S. Domenico, per mia particolare devozione et voto et abbiano a completare l’altare di candelieri convenienti a quello, con farci fare tre pianete di colore come richiederanno detti Padri, con due tonacelle, tre camisi, con fare il campanile sopra il detto coro, con una campana ad arbitrio dei Padri, et detti eredi facciano il tutto da sopra la eredità che lascio ».
«Acciò detti Padri possano alimentarsi et vestirsi, li lascio elemosinaliter et in caso non possano vivere, ne habbia pensiero uno dei miei eredi, usufruttuando li detti beni, affittandoli. ritratto somministri a detti Padri, in caso che non potessero ricevere legati, per loro regola ».
(7) ASB: atto noto cito cap. da 20 a 27: lasciava: «Un parco di vignali 140, sito in terra di Casamassima, detto di massar Pellegrino (determina i confin). Lascio quartieri 6 di vigne da me piantate, vicine alle vigne di mio fratello D. Francesco Cavallo. E più lascia annui ducati 9, per censo riveniente da proprietà indicata.
(8) ASB: Tes. Cavallo cito cap. 29, 31 fino a 42 ….. « supplico il Vescovo Ordinario di questa T erra che voglia aggiustare in Roma che detti Padri della Madre di Dio vengano a pigliare detto lascito e procurare di sopire ogni difficoltà che potrà nascere sopra di ciò e far modo che detto servizio si faccia … tanto più che è opera sua di favorire simili opere sante nelle terre della diocesi… volendoci alcuna spesa in Roma, la pagheranno detti miei eredi ». « Raccomando al Capitolo di Turi et al Sindaco di detta terra che abbraccino questa santa opera di farci venire detti Padri, com’anca supplico i RR. Padri di S. Francesco … di non annoiare detti Padri Scolopi, quali vengono per servitio di Dio ad ammaestrare l’anima alla fede, et quando ci fusse alcuna cosa per loro giurisdizione facciano con la charità che hanno sempre dimostrato, acciò favoriscano ciò per cui li supplico ».
(9) ASB: Att. Not. Sigismondo: a. 1645, Fas. 3752, cap. 20-27 … «concede donazione di 200 tomoli di grano alli Padri delle Scuole Pie che verranno in detta Terra di Turi; detti 200 tomoli di grano si debbono dare da quello della chiusura di Rutigliano al parco delle monache … A detta donazione di grano deve provvedere D. Antonio Aromata, mio erede. Dichiara di aver fatto fare un quadro della Pietà … nella città di Napoli, che detti Padri debbano farne una cappella per mia memoria … voglio che mio fratello D. Antonio Aromata tenga pensiero di far venire li Padri di dette Scuole Pie in Turi e che la donazione fatta da Santo mio marito habbia effetto e che li Scolopi vengano prima del tempo stabilito; voglio e comando che detto mio fratello, herede, habbi d’andare a sue spese a Napoli et in Roma o ove sia necessario per effettuare la venuta dei Padri e, mancando di farlo, che casca da detta mia heredità, la quale s’intende accresca il beneficio di detta religione e Padri, come suoi eredi con le clause e condizioni che grano, vino e olio habbiano d’aumentare a detta religione … passando a miglior via, D. Antonio Aromata provveda che il mio corpo sia sepolto nella chiesa del convento dei Riformati, nella sepoltura dove sta seppelito Santo mio marito ».