
L’Andalusìa è una delle diciassette comunità autonome della Spagna. È composta da otto province:Almería,Cadice,Huelva,Granada, Cordoba,Jaén,Málaga e Siviglia, dove si trova il capoluogo della comunità autonoma dell’Andalusia.
È la più popolata comunità autonoma della Spagna con 8403350 abitanti (2017) e la seconda più estesa, il che unito alla sua storia e alla sua cultura le conferiscono un peso piuttosto significativo all’interno della Spagna. Situata nel sud-ovest dell’Europa, è delimitata a ovest dalla Repubblica del Portogallo a sud dall’Oceano Atlantico, dal Mar Mediterraneo(Mare di Alboráne dal territorio d’oltremare britannico diGibilterra), a nord dall’Estremadura e dallaCastiglia-La Mancia e a est dalla Comunità Autonoma di Murcia. (da Wikipedia)
L’Andalusia o meglio Siviglia era un progetto accarezzato da tempo; avevo pensato alla Settimana Santa poi alle Ferie d’Avril ed infine ad una vacanza, comunque in Ottobre; alcune esigenze mi hanno indotto a partire prima, alla fine di Settembre.
Con 6 giorni a disposizione ho cercato di organizzarmi per bene; prima il volo diretto con Ryanair e poi l’albergo (con Booking) in largo anticipo. Ho corso il rischio di non partire per uno sciopero del personale di volo che per fortuna si è tenuto 4 gg dopo la partenza.
A questo punto con gli amici di Viaggio abbiamo concordato sull’acquisto anticipato di biglietti per Cordova e Granada.
Dal nostro albergo, il Catalonia ispalis situato decentrato sulla Avenida Andalusia, con linee urbane vicine ed efficienti, raggiungevamo il centro città.
La prima visita, dopo un percorso di prova, è stata la stupenda chiesa barocca del San Salvator, dove abbiamo acquistato i biglietti validi anche per la Cattedrale. Emozione e stupore davanti a tanta grandiosità, spettacolarità e bravura degli ebanisti e pittori che hanno realizzato retabli luccicanti d’oro. Subito dopo, siamo sempre nel centro storico della città, Santa Cruz, siamo entrati nella Cattedrale, la seconda più grande della cristianità e saliti sulla Giralda minareto trasformata in torre campanaria, da dove la vista spazia altissima sulla città
Un altro giorno è stato la volta dell’Alcazar che una guida in italiano, Sergio, ci ha permesso di apprezzare, evitando la lunga fila di attesa.
Abbiamo ammirato la scenografica e ricca di spunti storici la Plaza de España, inaugurata nel 1929, una delle icone della città; un giro nell’adiacente parco Maria Luisa per ritemprare il corpo e la mente; poi, sul battello lungo il fiume Guadalquivir, per ammirare la città da un altra angolatura e passare sotto ponti vecchi e nuovi come quello dell’Armadillo, frutto dello studio dell’architetto Calatrave.
Un’altro giorno il Metropol Parasol, enorme struttura in legno a mò di funghi che copre una superficie di due piazze adiacenti; il Barrio Santa Cruz con le sue stradine strette che si allargano in caratteristiche plazas , un giro su un bus turistico per uno giro panoramico per i luoghi simboli della città. Le pause del “medio dia” erano l’occasione per gustare la cucina andalusa con i pescados e jamon serrano o iberico accompagnati da una caña, un calice di birra alla spina.
Il Museo delle Belle Arti, secondo per importanza in Spagna ci ha regalato immagini e capolavori di pittori spagnoli soprattutto e fiamminghi.
Un giorno interno ciascuno è stato dedicato per Cordova e Granata; In pulmann col la compagnia ALSA, dopo tre ore di viaggio, siamo andati a visitare l’Alcazar de Los Reyes Catolicos e la maestosa Mezquita araba di Cordova, dove in un rincorrersi di archi e colonne bicrome è stata realizzata una chiesa cristiana, maestosa ma poco in sintonia con il resto.
Granada, è stata la destinazione di un altro giorno raggiunta con circa 2 ore in pulmann Avevamo prenotato l’ingresso all’Alhambra, dove dovevamo essere alle 17 per accedere agli appartamenti dei Nasdiri, unici; erano le 12 e abbiamo così potuto visitare sia la Cattedrale che la cappella reale. Prima di raggiungere il complesso dell’Alhambra ed i suoi fantastici giardini, l’ottava meraviglia del mondo moderno, abbiamo passeggiato lungo il Darro, torrente che separa il barrio Albaicin dal complesso dell’Alhambra, raggiungendo un punto in alto, il mirador de San Nicolas, dove con tanta gente si godeva della vista dell’Alhambra e della Sierra Nevada.
Gli ultimi giorni sono stati dedicati alla visita di quartiere della Macarena e alla chiesa omonima dove si trova la Madonna della Esperanza tanto venerato dai sivigliani; al Ricocillo di Rosita abbiamo pranzato con soddisfazione del palato. La sera, in occasione della Biennale del Flamenco, a teatro in poltrona al centro sul paraiso per apprezzare la musica malinconica e la danza gitana di Ana Morales – sine permiso, che reinterpreta con moduli e registri innovativi lo spirito andaluso.
Simboli ricorrenti dappertutto: la Madonna, il Cristo e gli emblemi araldici dei re di Spagna, che dopo la reconquista e la scoperta dell’America da parte di Cristobal Colombo, riempirono le città di chiese e monumenti, ricche di opere d’arte, per affermare la loro potenza, che sotto Carlo V raggiunse il culmine.
La cordialità dei sivigliani è calda come il clima; la mattina spesso sopportabile precedeva un mezzogiorno caldo con punte di 36°; i bus cittadini sempre affollati sono dotati di aria condizionata, molte strade del centro, non molto larghe avevano dei teli che univano le opposte costruzioni per riparare dal sole i passanti, un ponte sul Guadalquivir, la cui sponda sinistra si anima la sera lungo il “paseo de las delicias”, ospita grandi parasoli.
Giardini e aiuole ben tenuti, piante enormi di ficus che mostrano con ostentazione le loro robuste radici, bar, rincocillos, taberne sempre pieni di sivigliani e turisti per un desayuno o una tapas.
In conclusione un breve e soddisfacente tuffo nella città ospitale di Sevilla.
